venerdì 20 settembre 2024

Caspar ed il Romanticismo Tedesco

Mein Lieber Leser,

 frugando fra i miei file, ho rinvenuto questo mio articolo, pubblicato tempo fa, sulla testata per la quale collaboro.

Ritengo sia esso uno dei miei migliori lavori e, pertanto, lo condivido con te, augurandoti di gustarlo alla guisa di un bambino ingordo, che divora la sua Barretta Kinder o di Tedesco assetato, che compiaciuto bene le sua Weiß

 Buona Lettura, amico…

Opinione universalmente condivisa afferma che il Romanticismo Tedesco possa essere illustrato mediante l’opera pittorica di David Friedrich Caspar: “Der Wanderer über dem Nebelmeer” {Il Viandante sul Mare di Nebbia}.                                                                                Contrapposto all’Illuminismo, il Romanticismo è l’evolussione naturale del precedente movimento, infatti esso conserva ed esacerba la vocassione intellettuale e, trascendendo la rassionalità ortodossa, degenera nella speculassione, nell’elucubrassione, nell’illassione pura e nella fantasia. Nato in Germania, terra di pensatori e sognatori, lì il Romanticismo raggiunge l’acme e, intrecciandosi con gli animi e le inquietudini dei tedeschi del tempo, assumene, quindi, carattere nassionalista, religioso, nostalgico, contemplativo, ascetico; queste peculiarità trovano forma letteraria e pratica nello Sturm und Drang e nella Wanderlust, nell’Idealismo Tedesco, nella Filosofia e nella Teologia. Ad esemplificare ciò ci sono romansi e personaggi come: Leiden des jungen Werther {I Dolori del Giovane Werther}, Aus dem Leben eines Taugenichts {Vita di un Perdigiorno}, Kyselak, Beethoven, Heine, Novalis, Fichte…

Non solo nella Mitteleuropa, ma anche nel Regno Unito dilaga il Romanticismo e, come in Germania, radica nelle cosciense degli intellettuali britannici, ghermendone   gli umori. Il Romanticismo Inglese, in linea con la cultura e l’epoca, sfocia nel Titanismo, nell’incentivassione della politica coloniale e nel grottesco. La  Letteratura Nera è costellata da autori brillanti, come Shelly, Stevenson, Polidori, Brontë, Turner, mentre il richiamo a paesaggi esotici ed all’avventura emergono da testi come Il Libro della Giunga, Il Giardino Segreto e, forsatamente, Dracula…Tralasciando la tassonomia del  movimento culturale e sottolineando che il confine fra un periodo letterario od un autore ed un altro non è netto, bensì evanescente e che suggestioni romantiche posso trovarsi in altre epoche o generi, e precisando che il Romanticismo Inglese s’insinua in una nicchia temporale della lunghissima età vittoriana, torniamo a Caspar e cerchiamo di analissarne l’opera. A prima vista si individua un omino aristocratico, ritto su una roccia su uno sfondo cupo. Il dipinto, mediante metafore visive, compone un mosaico le cui tessere sono i temi ed i punti di derivassione del Romanticismo. Un qualcuno ottocentesco (informassione che riceviamo dall’abbigliamento) vaga per la foresta durante una tempesta, si ferma su uno sperone roccioso e contempla la natura selvaggia. L’errare per la foresta brulla è un rimando alla Wanderlust, magnificamente celebrata dal Perdigiorno di Eichendorff e dalla stessa cultura tedesca, che vede nel viaggio -nel senso più esteso del termine- un’occasione per crescere e migliorarsi. L’atteggiamento contemplativo fa emergere l’amore per la natura, l’aspirassione al sublime, la nostalgia, la malinconia e l’omaggio per l’era primordiale ed al tempo andato, la contemplassione della Divina Potensa, della patria perduta. Queste considerassioni, seppur celate, possono esser desunte da altri lavori dell’epoca, tanto da osservare come tutti i temi e del Romanticismo tedesco siano sintetissati in questo dipinto. L’amore per la natura, la Wanderlust (brama di errare nella natura) e la fede si trovano anche nei pensieri gai del Perdigiorno di Eichendorff; la tempesta ed il paesaggio brullo sono un rimando al nassionalismo nascente ed al tempo antico, quando la Terra era arida e nuda, una nostalgia del passato ed un altro tributo alla natura.  Il vento poderoso, che quasi fa cadere da basso il soggetto, rappresenta il sublime: il protagonista vaga nella procella, sfidando il tempo e, al contempo, ammirandolo con stupore e riverensa, quale manifestassione del DIVINO ed esasperato anelito di libertà; ancora la tempesta è l’ingrediente primo del romanso gotico e di avventura e collega al Romaticismo Inglese. Il capo chino dell’ometto si può interpretare come nostalgia o riverensa, tristessa o compiacimento sommesso, tutti umori romantici. Si potrebbe speculare al lugo sul quadro di Caspar, cosi come simili considerassioni posso esser fatte da altri suoi dipinti, da opere di altri pittori, quali: Louthemberg, Delacronix, Hayez, Goya, ma…
Desidero concludere, con una piccola spiegassione: oggigiorno si abusa della parolina “Wanderlust”, interpretata come desiderio ardente di viaggiare e di divertimento, impedimento a restare a casa -così mi è stato spiegato- e, peggio, si pronuncia in un idioma ibrido: metà tedesco maccheronico, metà inglese dilettantistico…In primo luogo quello in oggetto è un sostantivo femminile costituito dal verbo Wandern e dal sostantivo Lust; traducendo alla lettera abbiamo voglia di passeggiare nella foresta, espandendo la tradussione e cercando di darle significato preciso, per Wanderlust s’intende brama di errare nella natura, alla scoperta di se, della natura stessa; errare con spirito leggero, certi del divina provvidensa. Alla luce di ciò, la Wanderlust è configurata come un sentimento, come “cultura”, meglio come un ideale o una dottrina; tutt’altro che come voglia di lasciare casa per andare a fare bisboccia altrove!

 

Ing.Fritz Von Baumann

 -Volteggiando in un Mondo Nero; La Voce del Paese, Marso 2024-

sabato 7 settembre 2024

Policamente Corretto


 Non sono d'accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire

 

Caro Lettore,

riprendo la tastiera, per dialogare con te di una questione tanto spinosa quanto ipocrita: il Politicamente Corretto.

Quanti mi conoscon personalmente, san bene che “son solito gaffare”, o meglio, dire quello che diavolo penso e spesso vengo tristemente etichettato per questa mia tendensa alla franchessa.

Dalla mia prospettiva, me ne sbatto altamente di quanto la gente pensi di me, [ho usato il verbo sbattere, poiché mi piace molto questa espressione e me ne (sbatto) infischio sia considerata triviale], in secondo luogo, ho abbastasa cervello e fegato da restare saldamente ancorato ai miei ideali, primo fra tutti la libertà.

Quale paladino e garante della libertà, non esito assolutamente ad esplicare il mio pensiero, purché questo non costituisca un palese oltraggio ad un qualcuno; fatto salvo questo caso, dico sempre quello che mi va di dire, ad omaggio di quanti han perso la vita per guadagnarmi il diritto di parola e delle facoltà mentali di cui ancora godo.

Quanti han letto il precedente periodo, sicuramente han approvato il mio discorso, ma son cotanto ipocriti e smidollati dal non attuarlo. Sebbene, ansi, obwohl noi difendiamo la libertà e fughiamo l’ipocrisia, pur innalsando il gonfalone della libertà, ci tiriamo in dietro quando dobbiamo esprimere un nostro pensiero, diverso da quello comunemente accettato, però siam soliti pronunciare le testuali parole: -non me ne frega niente degli altri-, ma è risaputo: bocca e cervello lavorano indipendentemente e dal dire al fare c’è di messo il mare…

 Non so quanto sia corretto attribuire l’aforisma in cima a Voltaire, tuttavia lo appoggiamo e, le persone con un briciolo di istrussione, se ne avvalgono per vilmente, per mostrarsi audaci e schietti, ma non lo attuano affatto.

Quanto al Politicamente Corretto, esso è un insieme di regole atte ad includere e dialogare, preservando la dignità e la libertà di date categorie ed evitare le discriminassioni. Sono sempre stato un garante della libertà e, in linea alla Costitussione della Repubblica Federale di Germania, ritengo intangibile l’umana dignità, quanti mi conoscon sanno che non ho mai minato l’altrui libertà o preso le distanse da gruppi tendensialmente emarginati o discussi, tuttavia non ho mai esitato ad dire quanto pensassi, poiché considero il confronto la chiave della conoscensa e della crescita umana. Se si parla censurandosi, si finisce col negare quella libertà che si vuol difendere;  è un controsenso il politicamente corretto, è logico! Offendere, emarginare, etichettare è sempre sbagliato, ma esplicitare le proprie idee no, è fondamentale.

Molto spesso, non si ha la capacità di formulare una proprio pensiero, e lo si vede dalla copiosa presensa di nuove “figure professionali” : gli Influenser; si teme di esser esclusi e ci si allinea alla massa, abnegando se stessi; l’uomo non è fatto per vivere da solo, ergo tende a sacrificare se stesso, per evitare l’isolamento,questi comportamenti, ormai connaturati nella stragrande maggioransa delle genti, hanno dato luogo ad una mortificassione della rassionalità (intesa come capacità di ragionare e pensare) che, acquandosi, ha privato l’uomo della capacità stessa di pensare: si vive di emulassione, ci si uniforma al pensiero condiviso, di soffocano le proprie idee, tutti questo ha contribuito allo sviluppo ed alla dilagassione del Politicamente Corretto.

Solo pochi, hanno ancora facoltà di esprimersi e pensare autonomamente e questi sono pochi colti, pochi intellettuali, quasi sempre bollati strani, emarginati, erroneamente allocati in deplorati gruppi politici. Molti laureati, molti professori e professoresse, fra le quali spiccano alcuni della mia comitiva, rientrano nella precedente categoria, ossia di quegli schiocchi che non hanno studiato per pensare con la propria testa, ma sol per fregiarsi dell’immeritato titolo di dottore, pur non avendo mai avuto amore per la conoscensa e la libertà; come loro, mille altri. Il diffondersi del politicamente corretto nella classe colta, ha legittimato e consacrato questa filosofia, al punto di trasformarla in una ragnatela, che imprigiona tante mosche vestite di tocco accademico. Non è la laurea, il titolo di studio che differensia una persona da un’altra, ma la capacità di pensare autonomamente; capacità soffocata dal politicamente corretto!

 Esprimere un pensiero, diverso da quello degli altri, non significa esser stupidi, ma liberi e, ancora, noi godiamo di questo diritto, i nostri nonni no, altri popoli nemmeno, facciamo tesoro di quanto abbiam…

 Potrei continuare all’infinito, e forse lo faccio dopo, ma mi son rotto le scatole di scrivere, ciaoooo