venerdì 30 maggio 2025

Erranti Speculassioni {Volteggiando in un Mondo Nero}

 Caro Lettore,

questo è uno dei miei articoli che, scevro da finta modestia ed autodemagogia, ritengo ben scritto e, quindi degno d'esser condivisio qui. Racconto della visita alla mostra: Much. Il Grido Interiore tenutasi in Italia nel 2025 e mi focalisso sul quel dipinto che più mi ha impressionato: 
      Nattevandreren

Über allen Gipfeln
ist Ruh;
in allen Wipfeln
spürest du
kaum einen Hauch;
Die Vögelein schweigen im Walde.
warte nur, balde
Ruhest du auch
.

Su ogni cima
è pace;
in ogni chioma 
senti appena un alito.
                                       Nel bosco anche gli uccelli, tutto tace.
                                        Aspetta: presto anche tu avrai pace.

             

Caro Lettore,

questo articolo aspira ad esser un’escursione nell’anfratto del Romanticismo Tedesco tesa scandagliarne i più bui anfratti e ad esplorare i sentieri che legano la Filosofia all’Arte…

Alla stregua del Maestoso Viandante di Novalis, intraprendiamo la nostra Wanderschaft {peregrinassione quasi ascetica condotta da filosofi e da giovani} e, dopo una breve premessa, incamminiamoci verso la meta.

La Wanderlust è un concetto portante del Romanticismo Tedesco che, fungendo da germe dell’intera corrente di pensiero, raccoglie ed assembla attorno a sé tutte le suggestioni e gli umori del Romanticismo stesso. Essa s’interpreta come anelito  a vagare nella natura, alla ricerca del sublime, del trascendente, del DIO, dell’ego ancestrale;  tal’afflato è fatto deflagrare dalla Sehnsucht, forsa motrice della Wanderlust medesima e ulteriore pilastro del movimento culturale. Molti poeti e filosofi hanno celebrato quest’aspirassione e, uno dei più noti, ma anche più opinabili, tentativi è quello di Goethe sopra riportato.

Mi son avvalso dell’aggettivo opinabile, per non usare “anfibolo”, poiché la poesia, pur restituendo placidità romantica, obnubila l’impeto dello Sturm und Drang, edulcorando il carattere collaterale della corrente di pensiero. 

Opinione parsialmente condivisa colloca l’Espressionismo a valle del Romanticismo, tralasciando momentaneamente la diatriba relativa, appoggio questa tesi e ne trovo “visivo” risconto nel dipinto di Edward Munch: Il Viandante Notturno (Nattevandreren Der Nachtwanderer); oggetto di questo testo.

Seppur lungi da Caspar, che cristallissa il Viandante, creandone l’archetipo, Munch ne esalta le caratteristiche e l’adatta a sé stesso. Il pittore norvegese non porta in auge il Viandante Romantico ma, in maniera anacronistica e aderente alla sua arte, avvalendosi  del suo codice dei colori,  espande, “distorce” ed amplifica la Wanderlust; la rielabora, imbastendola sulla sua persona. Edward Munch si auto-dipinge insonne, mentre vaga (wandert) per casa, alla ricerca di qualcosa, della pace -che non ha mai avuto-, della sbronsa notturna, di un pensiero smarrito, di una voce…

Assunto ciò, come dal titolo, dissertiamo tutto questo o erriamo fra questi argomenti.

In primo luogo, eseguiamo una contestualissassione temporale del Romanticismo e dell’Espressionismo, dopo cerchiamo di individuare dei collegamenti fra essi e, infine, confrontiamo David Friedrich ed Edward.

Il Romanticismo Tedesco è cronologicamente allocato fra la fine del XVIII S e la prima metà del XIX S, mentre l’Espressionismo nel primo ventennio del XX S.
Il Romanticismo si contrappone all’Illuminismo, stigmatissandone la rassionalità ed esacerbando, appoggiandosi alla metafisica ed all’elucubrassione, la tensione dell’uomo all’infinto, dando quindi sfoggio alle emossioni ed alle idee, talvolta particolarmente eteree ed evanescenti; l’Espressionismo dà volto alle emossioni, le codifica con i colori di Munch e di Van Gogh e le raffigura distorte, magari grottesche e bissarre, inquietanti, ma sempre capaci di palesarsi all’osservatore.

Caspar dipinge un uomo solo su una rupe immersa nella nebbia, che vaga nella foresta e contempla il paesaggio ancestrale; un uomo assorto nei suoi pensieri, quasi sospinto dalla tempesta che soffia gelida.

Munch ritrae se stesso, in una passeggiata notturna, se stesso che vaga per casa alla ricerca di qualcosa, ha i capelli arruffati, come in Caspar e, rievocando il Viandante sul Mare di Nebbia, non indossa gli indumento dell’epoca, bensì quelli del contesto domestico. La ricerca è la medesima, le suggestioni sono identiche, i colori sovrapponibili: in entrambi i casi raccontano la scena, mediante l’opportuna codifica cromatica;  Munch si mostra impaurito, Caspar pensieroso…

Potremmo dilungarci con i parallelismi, ma…ma lascio sia il lettore a continuare questa passeggiata…

Fritz Von Baumann
L'Ingegnere

La Voce del Paese, Giugno 2025
Volteggiando in un Mondo nero
Erranti Speculassioni


Pipì libera tutti ! {Volteggiando in un Mondo Nero}


Caro Lettore,

ho inissiato a scrivere nel 2016 ed ancor oggi -giugno 2025 -, periodo durante il quale sto restaurando il mio sito- sorrido al pensiero d'esser stato autore del più irriverente articolo mai comparso mai comparso su La Voce del Paese-Gioia del Colle. 

Quello che segue è, con ogni probabilità, il testo che più più ha fatto parlar di me.. Conscio del fatto che sarebbe stato assai triste defraudare il visitatore del sito di questa perla giornalistica, dopo sei lunghi anni, lo riporto in auge, augurandovi buona lettura e tanta più indipendente! 

Negli Anni Ottanta, il calvo Pippo Franco intonava divertito il singolo “Mi Scappa la Pipì”, fendendo la coltre di ipocrisia e perbenismo, tipicamente italiana, che imbavagliava ed imbavaglia i bimbi e la loro spontaneità.

La funsione fisiologica, ancor'oggi avviluppata da simulata verecondia, costituisce per molti una vera e propria pena: non sono in pochi, infatti, a sentirsi costretti a trattenere la liquida necessità al sol fine di evitare spiacevoli episodi, trascurandone l’origine e l'effetto, ovvero l'indipendensa!!!

L’umanità vanta una componente tangibile ed una spirituale, tuttavia è solita censurare la prima e le sue funsioni…

L’utilità della pipì, già evidensiata nel romanso di Swift, acquista maggiore importansa in Belgio, dove costituisce il simbolo di nulla popò di meno che dell’indipendensa nassionale!

Nel 1388 apparve nel centro di Brüssel un’effige di un gaio bimbetto, che orinava letissiosamente: Manneken Pis-. A lui sono legate diverse leggende, tutte accomunate da un comun denominatore: la nassional indipendensa!

Si narra che, durante la Battaglia di Ransbecke, Goffredo di Lorena appese la culla del suo figlioletto al ramo di un albero e, durante il combattimento, il bambino sgattaiolò fuori e impavidamente orinò nel campo nemico, conducendo, dopo, il Belgio alla vittoria...

Un’altra leggenda vuole che un bambino, con la sua pipì, “disinnescò” una bomba Grand Place, salvando i reali o, in altre versioni, spense un grande incendio che minacciava la capitale.

L’irriverente e simpatica statua fu più volte trafugata, sia per il suo significato simbolico, sia per l’allegria che trasfondeva, infatti, per placare il rammarico dovuto al primo furto, il principe elettore Maximilian II Emanuel Von Wittelsbach nel 1698 donò un abito, affinché la nuova effige del orinatore fosse vestita e, quindi, resa più allegra ed ammiccante!

Oggi il Manneken Pis possiede 650 vestiti, donati da tutto il mondo, ed indossati in occasioni speciali, 36 volte all’anno.

Concludiamo, ricordando che la pipì, oltre ad essere molto, molto utile, è fulgido simbolo di indipendensa, quindi non si abbia timore di dire a gran voce “Mi Scappa la Pipì”!!!


Fritz Von Baumann
L’Ingegnere
La Voce del Paese, Gennaio 2019
Volteggiando in un Mondo nero 
Pipi libera tutti!