domenica 31 agosto 2025

Solo dalla lattina, si beve la Coca; Nur aus der Dose, trinkt man Coca

La Coca si beve dalla lattina. Alles klar?


Caro Lettore,

quanti mi conoscon personalmente e quanti m’han letto nel mio Storie di Viaggio e non solo…, han appreso, o già sapevan, del mio atavico vesso di bere CocaCola e bibite di sorta dalla lattina. Son oggi qui per acclarare questa faccenda che, ormai, è diventata un mio emblema o, se vogliamo, un biglietto da visita…

Quest’annosa abitudine affonda le sue radici nella mia infansia e, secondo i detrattori, nella mia indole profonda…

Son cresciuto in Italia con genitori che rompevano le scatole: volevan mangiassi verdure, cucina pugliese, non bevessi schifesse gassate e che non mi procurassi la cacarella…

Sebbene fossero paranoici nel contesto dell’alimentassione, per altri versi m’han lasciato crescere come una persona normale.

Giocavo nel quartiere, facevo merenda sensa essermi lavato le manine, litigavo con le bambine pettegole, sovente scimmiottavo i condomini, andavo in bici e non c’era giorno che rincasavo tutt’intero...

Spesso e volentieri cadevo o mi facevo male, sistematicamente mi sbucciavo i gomiti ed i palmi, mi tagliavo con le lattine e continuavo a far i cavoli miei, fino a quando mamma non s’affacciava e, vedendomi giocare liberamente, pur grondando sangue, correva a soccorrermi, contro la mia volontà -Mamma ha sempre rotto le scatole…-

Non ero un violento, ma solo uno sbadato ed un mini-ingegnere: se distrattamente mi tagliavo con il vetro di faro raccolto dalla rampa del garage, non me ne curavo, dopotutto era solo un taglietto; così come quelli procurati maneggiando gli arnesi agricoli lasciati incustoditi dal contadino del vicin orto…

Siam grandi, possiamo dirlo il tetano è una cavolata da mamme apprensive, non l’ho contratto…

Quando serviva una gomma, semplicemente si smontava il freno della bici e poi, diciamolo, a cosa serviva rimontarlo, magari ne avremmo avuto nuovamente bisogno…

Si frenava, si cappottava e, strisciando sulla rampa del garage, ci si scortivan i palmi, il naso, il mento e si strappavan i pantalò, però non si moriva… Quindi era tutto ok!

Non c’era gusto a bere dalla lattina, se non la si accartocciava nella mano o se non si infilava il labbro inferiore dentro e, chiaramente ci si incideva la bocca e la manina…

In quei momenti del tutto inopportuni, s’affacciava Mamma, mi vedeva sanguinare e correva da basso con quel dannatissimo disinfettante verde e quei cerotti che strappavan via 4 strati di pelle, come minimo…

Nella miracolosa ipotesi non ti vedeva la mamma, quelle Pu…nelle di bambine, citofonavan a casa per dire che a Fritz stava uscendo il sangue; bambine della malora….

Giuro, non è quello il farsi male, quello è solo gioco, il tetano non esiste e le lattine non son sporche!

Sotto casa c’era un supermercato e, se mangiavo tutto il primo di M…a, ovvero quelle stamaledette porcherie pugliesi, Papà mi dava 2000 Lire, affinché facessi merenda, e così avveniva: da bravo bimbo andavo al supermercato, magari con una mano sanguinante o un pesso di pelle del braccio portato via, compravo un panino con il LUNGHERESE (poi compresi esser l’ungherese) ed una lattina di Coca-Cola.

Capite bene: non potevo perder tempo ad andare a casa a prendere il bicchiere e la cannuccia, si beveva da basso, dalla lattina e quelle bambinacce dovevan dire che la lattina è sporca e non si mette in bocca e che se lo si faceva, ci si tagliava la bocca; la stessa che non chiudevan mai… Poi si sa, bisognava completare il rituale: accartocciare la lattina in una sola mano e vinceva quello che riusciva a ridurla alla minima dimensione; inutile parlare della mano, non dissimile da quella che si vedeva sul libro di Sciense, capitolo Apparato Locomotore: scorticata, sbucciata, sanguinante, con muscoli e tendini a vista.

Le detrattrici, le bambine pettegole che frequentavan la quarta elementare, dicevan testuali parole: -Fritz è tedesco, come i vichinghi, mangia il panino e non si lava le mani, beve dalla lattina che è sporca e gioca anche se gli esce il sangue-

Non abiuro, non nego, bensì legittimo, sottoscrivo e perpetro quei costumi: ovvero bere dalla lattina e sbattermene del sangue.

Non son come un vichingo, non è vero, sono tedesco, non norvegese!  Ad ogni modo, quando dicevan così, le mandavo al diavolo -se ne avevo voglia- o le lasciavo parlare e via, dopotutto eran piccole pettegole…

Vorrei tuttavia sottolineare che, pur essendo attuatore -e oggi peroratore strenuo- tal abitudini, non ho mai indossato i pantaloni corti: ritenevo e ritengo fosser da tanghero! Ho sempre usato pantalò lunghi che, nel bene e nel male, quando strisciavo sull’asfalto, a seguito di una caduta dalla bici, si strappavano e logoravano, tuttavia ho sempre mantenuto la dignità…

Ora, gentiluomo, ingegnere, scrittore, continuo a mangiare panino con il lungherese, a bere dalla lattina ed a dire che la cucina pugliese fa schifo, poiché è vero.

In virtù di ciò, della mia carriera e dei miei studi sottoscrivo ed invito a documentarvi su quanto segue: la Coca Cola della lattina è più buona di quella in verto o plastica.

La lattina, poiché internamente rivestita da un film polimerico, trattiene la CO2, conservandone la carbonatassione e la chiusura acuisce il fenomeno.

Poiché opaca e verniciata, la lattina non è esposta agli UV, quindi il contento è inalterato; il riciclaggio dell’alluminio chiede il 95% in meno di energia rispetto al vetro; la bevanda è più acidula, cosi come dev’esser la Coca Cola; il contatto fra labbra, bevanda acida e alluminio accentua il sapore e, se come da bambino ti tagli, hai l’opportunità di far un’esperiensa draculesca: bere un mocktail fatto da Coca Cola e sangue e, diciamolo, ha il sapore dell’infansia, il piacere sensoriale e il divertimento di stropicciare la lattina, mentre la ragassa che sta affianco rompe le scatole!

Cari lettori maschi,

non mi rivolgo alle donne -è tempo perso e davvero, non me ne frega nulla-, d’ora in poi, se v’è rimasto un po' d’amor proprio, bevete dalla lattina ed accartocciatela, fregandovene della fidansata ch’esorta a non far bambinate…

                               Nur aus der Dose, trinkt man Coca Solo dalla lattina, si beve la Coca


mercoledì 20 agosto 2025

Storie di Viaggio e non solo...


Cara Lettrice,

se sei arrivata sin qui, significa che cerchi maggiori info sul mio  Storie di Viaggio e non solo... 

Quello che t'appresti a striger fra le mani è, secondo la mia Colei, il testo invernale per eccellensa, il testo che ti coccola e ti fa sognare...

Per anni ho viaggiato in Europa e nel mondo, alla ricerca di avventure, di conoscensa e, forse, di me stesso... 

Tornando qui, nel mio minuto paese, quand'era inverno e pioveva, andavo dalla mia Colei, m'accomodavo accanto a lei e le narravo le storie che, ora ho riportato in questo libro...

Nel corso dei miei viaggi, ho conosciuto mondi e culture, genti e luoghi, ho mangiato e bevevuto e, ancor non stanco, continuo a partire, per poi tornare e raccontare...

Su suggerimento della mia Grilla Parlante, ho raccolto in quest'edissione quelle che, secondo le ragasse, son le più inverosimili avventure che si possan vivere, quelle che loro ed i loro fidansati non si sognerebbero mai di provare, quelle che ben si prestano ad esser lette avvoltee in una coperta, accanto al camino nel lettino, sicure che, nonostante il freddo e la neve, si è casa al calduccio... 

Prima di leggere, prepara una copertina, ti faro ghiacciare, una bibita calda ed una CocaCola per me, che non sia in vetro, mi raccomado!

Ora leggi e, se vuoi, guarda le foto qui, ai seguenti link; presto ne caricherò altre, ora mi son rotto....

Cio detto, Fräulein, ti auguro buona notte o, se preferisci, buon viaggio...

                            Auf wiedersehen, meine Liebe
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Post Scriptum

Fotoalbum

Il Salmone di Natale

Una Promessa è una Promessa

Il testo è acquistabile qui, in formato elettronico o cartaceo

Se gradisci, inviai un feedback a questo indirisso

e se ne hai voglia, parla alle tue amiche del mio Storie di Viaggio e non solo...

Tschüß Ing.Fritz





lunedì 4 agosto 2025

Reisesweh




Caro Lettore
se sei qui, allora vuoi approfondire il concetto di Reisesweh, parola da me coniata e così definita.

Il sostantivo neutro, Reisesweh, da me, Ing. Fritz Von Baumann coniato è il sentimento, parte della Sehsucht, che si manifesta prima di una partensa dalla propria terra o da un paese visitato.

Esso è composto da malinconia, paura e nostalgia anticipata per il luogo in cui ci si trova nel momento in cui si avverte il sentimento, cioè per il luogo che si sta per lasciare. Comprende, dunque, l’incertessa di non poter rivivere le avventure appena vissute (Vorfernweh), così come la preoccupassione di trovare un mondo cambiato al ritorno a casa o nel momento della partensa dal luogo di origine (Vorheimweh).

Questo pomeriggio ho presentato questo mio termine su Instagram e Facebook e lo descriverò diffusamente nel mio prossimo testo, Manifesto del Romanticismo Tedesco 2.0, in attesa della pubblicassione, ho lasciato qui la definissione.

 

Lieber Leser,
wenn du hier bist, dann möchtest du den Begriff Reisesweh näher kennenlernen – ein Wort, das ich geprägt und wie folgt definiert habe.

Das neutrale Substantiv Reisesweh, von mir, Ing. Fritz Von Baumann, geschaffen, beschreibt ein Gefühl, das Teil der Sehnsucht ist und sich vor einer Abreise aus der eigenen Heimat oder einem besuchten Land manifestiert. 

Es besteht aus Melancholie, Angst und vorweggenommener Nostalgie für den Ort, an dem man sich in dem Moment befindet, in dem das Gefühl auftritt – also für den Ort, den man verlassen wird. Es umfasst daher die Unsicherheit, die gerade erlebten Abenteuer nicht noch einmal erleben zu können (Vorfernweh), sowie die Sorge, bei der Rückkehr nach Hause oder im Moment der Abreise vom Ursprungsort eine veränderte Welt vorzufinden (Vorheimweh).

Heute Nachmittag habe ich diesen Begriff auf Instagram und Facebook vorgestellt. In meinem kommenden Werk, dem Manifest des deutschen Romantizismus 2.0, werde ich ihn ausführlich beschreiben. Bis zur Veröffentlichung habe ich hier die Definition hinterlassen.

 



venerdì 27 giugno 2025

Da Poliedro a Sfera è questione di bellessa!

Caro Lettore,

è finalmente giunto il momento di rompere gli indugi, fin'ora protratti a beneficio di quell’etica contorta, che m'impone di levigare lo sperone dialettico con il quale, mio malgrado ho, qualche volta, insidiato il mio stinco corroborato, fino a claudicar ramingo e dissertare un tema spinoso al quanto…

Sarei molto lieto d’apprender, sia stato il mio lavoro letto fino al termine, confido nella tua pasiensa…

Seppur rabberciato e dolente, ancor non m'arrendo, ancor intendo, ivi palesare, il mio sgomento per l’odierno Adamo.

A tal uopo m'avvalgo di una metafora geometrica che, sicuramente, gioverà al lettore ed allo scopo perseguito dallo scrittore: il poliedro [Rammentate cosa sia un poliedro?].

Avvalendoci dello strumento principe dell’Analisi Matematica, quale il limite, possiamo osservare che, se considerassimo un poligono di n lati di una data lunghessa e se facessimo tender essa a sero, il poligono in oggetto degenererebbe in una circonferensa.

Consideriamo ora un poliedro di n facce di data area ed andiamo in R³ e facciamo in modo che un limite tenda all’infinito ed uno a sero, precisamente quello della superficie i-esima del n-esimo poligono, mentre tende a sero quello del numero delle superfici componenti il poliedro stesso.  

Rigidamente trasliamo il metaforico impianto, ivi illustrato, nel piano reale e quotidiano e, parimenti, assimiliamo l’uomo al poliedro e le sue attitudini, inclinassioni, propensioni tutte e velleità, financo, alle superfici di cui si costituisce.

Sì facendo ci ritroveremo dinansi ad un uomo eclettico o, quanto meno, allocato in una eterogenea pluralità di campi, la cui estensione superficiale, non fatico a supporre, sarebbe equipollente all’ardore verso talune predilessioni o, meglio, alla pendense verso le stesse.

Se ora facessimo tendere, rispettivamente a sero e ad infinito, i limiti delle estensione superficiale e del numero di poligoni, allora il poliedro degenererebbe in una sfera, dalla superficie continua o, tale approssimabile. Tralasciando la continuità della superficie, che sol apparente essa è e affermando che, sebbene tal sembri, comunque essa consta di contenute aree, allora vedremmo un poliedro trasformato in sfera ed un Adamo in un automa; ancor meglio l’annichilimento superficiale della figura n-esima, pur donando omogeneità al solido, depaupera esso del suo anelito ancestrale, svilendolo a tanghero filisteo.

Il processo ivi illustrato, nella sua semplicità quasi rasentante il grottesco, ben descrive il ruolo svolto dalla società odierna, che perora ed eleva la beltà a virtù somma, a discapito e vilipendio delle virtù antiche che han essa portato alla dignità attuale.

Mi induce un sorriso nostalgico, questa riflessione: evoca la Legge di Faraday-Newman-Lens o, se si preferisce, l’epopea del Prometeo Moderno, ma non indugio nei fumosi ricordi e riprendo il discorso.

Pur ritenendo legittima e funzionale alla personale ascesa la brama di beltà, fatico a tacere l’opinabilità della stessa: sebbene sia l'avvenensa delissia per l’occhio, non dispone essa di passaporto per l'intelletto che, pur nobile ed spregiudicato, raramente pecca d'indulgensa. Il sever guardiano del supremo organo, scruta con dovissia i forestieri e, quando questi non mostran subito chiara virtù, relega costoro in tristi anditi, come è giusto che sia.

In ottemperansa all' antico proposito e memore del dolor subito dallo stinco ardito, acclaro il punto ancor oscuro.

Non intendo riesumare il Ferin Fanciullo di Victor dell'Aveyron o il Buon Selvaggio di Ruosseau, bensì convocarli qui per dimostrare che l’uomo che rifugge la società, sens'essa sarebbe esso non dissimile da una bestia; l Adamo di ogni epoca s'assurge alla somma dignità sol quando è sorretto da altri Adami ed altre Eve e, qualora questi non ci fossero, egli si annichilirebbe fino a divenir uno dei primi anelli di Darwin. L’Adamo in auge è tale, ribadisco, sol quando è paletto del fitto traliccio, che è la società che io qui, biecamente, sferso.

Lungi da me profanata il caldo giaciglio ove sin cresciuto, ma mosso da filiare amore, reguardisco la balia di noi tutti, faticosamente tanto di raddrissar il tortuoso alveo, affinché più fresca e vigorosa acqua disseti i miei fratelli.

Nulla sarei io, se non mi fossi abbeverato da quel torrente corrotto che oggi, ingenuamente, cerco di rettificare; poco più di un babuino sarei io, se non fossi stato deposto nei laidi cenci che scaldavan la mia le mie membra piccine. Seppur sopraffatto dal fetore ed avvolto in stracci miseri, per grassia DIO, ho avuto amorevoli genitori, che mi hanno inissisto alla virtù nobile.

Oggi, dal mio sgangherato trono, sul quale siedo scomodo, osservo che la culla sporca, che un tempo m'accolse, oggi è fatiscente, mefitica, sfondata…

Sofferente alla vista di tal vilipendio, esorto voi, adone e meravigliosa, ad abbandonare il vostro nido, per restaurar quella culla, che un tempo non lontano v'accolse, per illuminare quella malconcia madre che oggi, orba e perversa, vi nutre col veleno.

Propugnare la bellessa esteriore ed assurgerla a discriminante unico dell’uman valore, non è sciocco od orbo, giammai, ma degno del peggiore degli uomini, di colui che abiura la sua natura e preferisce la bestialità canonica alla casta all’umanità…

In virtù di tal filosofia, l’attuale società appare come un campo di sfere, piuttosto che un giardino decorato da poliedri: tutti gli uomini puntan alla bellessa, al fascino, non alla cultura. Non c’è più l’ambissione di studiare ed elevarsi socialmente, vincere la borghesia ed affermare il proletariato, bensì s’aspira ad esser belli e, seppur belli, anche schiavi, operai, subalterni, poiché la bellessa, virtù somma, un girono, guadagnerà un trono…

In forsa di ciò si è osservato il moltiplicarsi e la nascita di professioni nuove, quali l’estetista, il persona trainer, il titolare di palestra, il chirurgo plastico…

Ebbene, il nuovo Adamo non brama un mentore, non agogna l’università, non ama la lettura ed il teatro, ma veementemente spasima per un corpo corroborato, un viso liscio, un paio di tette grandi, gambe tornite, poiché son essi la scala che conduce al successo ed alla felicità e tant’è vero quanto affermo che tu, aitante adone e bellissima gnocca, non hai capito un cacchio di quanto hai letto, però hai muscoli e tette e tanto bastan…

Mi duole, ma del tuo bel corpicino mi stanco presto e l’uomo muscoloso posso rimpiassarlo con un paranco...

A benefico del lettore poco brillante, le facce del poliedro son gli interessi dell'uomo e, quando l'unica sua preoccupassione è la bellessa, allora i poligoni si riducon a punti ed il poliedro diventa una sfera...



martedì 24 giugno 2025

L'Accappatoio di Lenin {Volteggiando in un Mondo Nero}

 

Caro Lettore,

in questo caldo Luglio, pur a corto di idee, ho fortuitamente trovato qualcosa degno d’esser raccontato ma, prima di entrare nel vivo dell’articolo, ti narro di come ho avuto l’idea. 

Non diversamente da te, Amico che mi stai leggendo, son anch’io stretto nella rovente morsa del caldo e, con buona pace di papà, ho tutte le finestre spalancate e le porte che sbatton, mettendo a repentaglio l’integrità delle pareti, quadri, dei vetri delle finestre, infissi e serramenti tutti... L’altro giorno ho un po' cercato di scriver qualcosa, ma nulla, davvero nulla. Poi mi son guardato attorno, ho visto vibrare gli attestati appesi nella mia stansa e le foto, i fogli volar via, sbattevan porte… Poi ho visto sventolar l’accappatoio rosso ed ho avuto l’idea: Lenin!!! L’accappatoio, che goffamente si librava ancorato al appendiabiti, m’ha evocato il buon Nikolaj ed eccomi qui!

Son certo lo conosca e non intendo raccontarti di lui e della sua epopea, ma della sua mummia, ma prima necessita una minima contestualissassione.

Le dinastie sariste russe, da Ivan il Terribile a Nikola II Romanov s’era da sempre professate ferventemente ortodosse -a suffragio di ciò, evoco Rasputin- anche a ragione della società autoctona non definitivamente modernissata da Pietro il Grande… In epoca prerivolussionaria ed oggi ancora, il popolo russo e slavo tutto era particolarmente affascinato dalle reliquie e dalle icone sacre e la loro diffusione era capillare. L’avvento dei Bolscevichi e l’attuassione dell’ateismo di stato, atto a modernissare il paese, si tradusse anche in un a nuova furia iconoclasta, che privò i “servi della gleba” degli amuleti a lor tanto cari che, tuttavia, dovevan esser rimpiassati e modernissati e strumentalissati.

Nel 1924 sua rivolussionaria altessa Vladimir Nikolaj Lenin -il lettore mi conceda di sfoggiare la mia esile conoscensa del cirillico, roventemente acquisita in Bulgaria, quindi, Владимир Никола́й Ленин- passò a miglior vita e, ragione della grande affluensa alle sue esequie, si dispose di esporre le mortali spoglie, che in breve si videro omaggiate da una miriade di persone, tanto da indurre Stalin a stumentalissare il fenomeno, ossia mummificarlo. La mummificassione di Lenin avrebbe avuto un molteplice fine: in primo sarebbe stata un surrogato religioso: avrebbe restituito al popolo il culto delle reliquie e del pellegrinaggio al santuario; dopo avrebbe corroborato il culto della personalità, pilastro secondario delle dittature ed anche di quelle di sinistra -non poi alieno da quello cristiano, caro agli ortodossi- e, infine, avrebbe insinuato un messaggio forte e tangibile: l’eternità della rivolussione e dell’ideologia.

Al fine di implementar tutto ciò, furon convocati Boris Zbarsky e Vladimir Vorobiev per mummificare l’umano detonatore della Rivolussione; a ragione dei loro meriti, ottennero grande onore e fama immortale, il loro metodo di mummificassione, unico al mondo è ancor studiato ed utilissato, si vedano le mummie koreane, prima fra tutte quella di Kim Il Sung, preparata nel laboratorio fondato da Boris Zbarsky…

Tornando a noi, ancor oggi Lenin domina la Piassa Rossa, non più dal podio dal quale fomentò il popolo nel Febbraio 1917, naturalmente non avvolto in un accappatoio rosso bensì da un mausoleo che ne ospita il corpo dal 1927, afficnhé quanti ne han voglia possan andare a salutarlo, rammentando che quello accanto è il Cremlino, non la Cattedrale di San Basilio….

Fritz Von Baumann
L'Ingegnere
La Voce del Paese, Luglio 2025
L'Accappatoio di Lenin

martedì 17 giugno 2025

Quella Notte che non Ritorna....-Maturità 2025-

 


Prologo sul molo

Questa è la notte più magica dell’anno, la più romantica, la più nostalgica…

Persone, avvolgiamoci nel soffice mantello della nostalgia e, accomodandoci in balcone con una lattina fra le mani, facciam memoria della

nostra Notte Prima degli Esami… Ho riesumato queste foto, orami scattate in un tempo molto molto lontano...Esse mostran com’ero, com’era la mia scuola e l’ultima come son ora… Non mi sento affatto vecchio, per carità! Son solo conscio che da quell’uscita trionfante da scuola ad oggi son molto cambiato e, nonostante tutto, non rimpiango affatto quel tempo, ne lo guardo con nostalgia, bensì son contento d’esser qui e, dal mio attuale trono, scrivo a voi, amici, colleghi, professori, persone tutte…

Leggetemi e, se avete voglia, commentatemi; buon viaggio, amici…

In questa notte primaverile, come un veliero che lambisce la placida acqua del mare caldo, mi lascio sospinger dal vento della dolce nostalgia e, guardando le stelle che brillan nel cielo nero, torno in dietro nel tempo e penso agli anni della scuola ed alla notte prima degli esami…

Ragasse e Ragassi, come giunchi al vento, lentamente attraversan il corso grande illuminato dai lampioni gialli e, sfiorandosi le dita, sussurran e ridacchian; studenti e studentesse assonnati ed esausti sfoglian il librone di Letterarura; alsando la testa si vede un nonno accaldato fumar la sigaretta in balcone…

 Notte prima degli esami: notte di preghiere, notte di magia…

 Ed io dove sono? La lettrice mi vuole al suo fianco, con la giacca verde appensa al braccio e pronta per esser posata sulle sue gracili spallucce, magari mi immagina in uno dei miei viaggi con i capelli al vento ed il sole riverberante sui rayban, forse ancora mi vuole alla scrivania a scriver e studiare, decida lei…

Il lettore mi vede su quel corso, con la lattina di coca cola nella mano, diretto a casa della fanciulla di turno… Io, personalmente, mi sento in tutti questi luoghi: no ne preferisco uno in particolare, son stato in tutti!

Da diplomando -è ormai questa storia vecchia- ero un ragasso serio, uno di quelli bravi, che non diceva parolacce e cenava a casa…Finita la scuola, finì un’epoca e… e ne inissiò un’altra…L’estate dipartì da me; gialle come i lampioni del corso, così diventavan le foglie degli alberi che, ondeggiando nel vento, alla stregua del galeone dei pensieri che delicatamente solca il mare, nuove persone incrociavan la mia rotta, nuovi orissonti vedevo a prua, il sole calava e l’alba saliva.

Arrivò Colei e, sulle notte degli Ostacoli del Cuore, scartammo notti e pacchi di Natale, lasciando naufragare il dire ed il fare. I rayban diventaron compagni inseparabili, come il chiodo nero e la cravatta. Salivo e scendevo da aerei, studiavo, scrivevo, suonavo…

Il mio bel tema della prima prova giaceva, ormai da tempo, in qualche polverosa scatola riposta nel sottoscala della scuola ed il SedraSmith e l’Halliday troneggiavan sulla mia scrivania, affianco alle lattine accartocciate e le pelline di daino regalate dalle mie ammiratrici.

Colei, Costei, Francesca, Claudia e tante altre persone han attraversato i miei cieli, alcune ancor orbitano attorno a me, altre son sparite, come meteore accelerate…

Ormai son trascorsi un poco di anni e noi siam ancora qui, dopotutto questa notte è ancora nostra…

Colei sta dando il biberon al suo pargolo; Costei sta stirando; Francesca è chissà dove; Claudia starà ballando in spiaggia con uno dei suoi capponi ed io, dove sono io?

Mein Leser/in, dove vuoi che io sia? Stasera L’Ingegner Fritz Von Baumann ha congedato Leopardi, col quale è andato all’inaugurassione della Biblioteca, e s’accinge a guardare Notte Prima degli Esami, pregando DIO, che sia rimasta in frigo qualche lattina; l’autore di questo post, invece, dove lo mettiamo?

In qualsiasi posto verrà collocato starà bene e, se non gli garberà, non esiterà ad andar via -su questo, suppongo, il lettore è d’accordo con me-. Ad ogni modo, come un sortilegio che germische le ragasse ed i ragassi, stanotte e nelle successive sere, tanti, tanti studenti si stritoleranno il cervello al pensiero della Maturità, ma presto si romperà l’incantesimo e la magia di questa notte si compirà: se avranno fegato e palle saran come me, altrimenti…

Vi attendo qui, fra qualche anno, raccontatemi di voi, dei vostri anni post diploma, della vostra notte prima degli esami, dei vostri successi e delle vostre sconfitte.
Se non mi trovate, non abbiate timore: vuol dire che son in Germania o in compagnia di qualche fanciulla… Ma appena torno, vi leggerò. Lo sapete, dopotutto: io son libero, vado e vengo.

Epilogo sul veliero

Or isso le vele, mio Ammiraglio, impugno il sestante e prendo il largo… Una nuova avventura m’attende, un viaggio si staglia innansi a me. C’è una fanciulla laggiù che mi chiama, magari sei tu…

In bocca al lupo, studenti!



venerdì 6 giugno 2025


TESTO IN FIERI, MI SON ROTTO DI SCRIVERE


Mein lieber Leser,

heute verfasse ich dieses Posting um über die Schönheit der deustchen Sprache zu reden.

Wie du bemerkt hast, schreibe ich gerade nur auf Deutsch, damit ich dich mit meiner Ausdruckskraft beeindrucken kann. Wenn ich auf italienisch geschrieben hätte, hätte ich sicher nicht die gleiche Wirkug in dir umgefüllt, weil die Stärke der deustchen Sprache liegt in ihre Fädiehigkeit tiefe Gefühle und verworrene Gedanken und das ist etwas, das uns auf italienisch fehlt!

Erstens, möchte ich  manche unübersatzbare Wörter vorstellen, wie: Sehnsucht, Fernweh, Seelenverwandter, die berühmte Schadenfreude, das Verb freuen sich… Ich könnte mit anderen Beispielen fortsetzen, aber…
Nachfolgenden wurde die ertse Bibel auf Deustch gedruckt, nicht auf Laitein oder auf Italienisch, die Sprache der korrupten Päpste, sonder auf Deutsch: die Sprache jener, die den Buchdruck erfunden haben!

Um bei der Diskussion zu bleiben, melde ich euch, dass Kant und Hegel deutsche waren, ebenso Fichte, Martin Luther und Erasmus von Rotterdam; daraus können wir schlussfolgen, dass GOTTs Deutsch spricht, denn die Heilisbotschaft hat uns auf Deustch erzogen, während der Bösheit spricht Latein oder Italienisch, meint man Mafia oder alten Römer in dem Kolosseum…

Habt ihr nie Novalis, Morgesten, gelesen ? Aus Eichendorff spüren wir die Liebe zum Leben und zum Natur, das Anventrauen an GOTT, Hegel hat GOTT rationaliziert, für Spinoza GOTT war das Absolute Ganz, sogar Kant schloss nicht aus GOTT; ebenso Ratzinger und viele große Theologen waren deutsch, obwohl ich daürber weiter sprechen könnte, möchte ich jetzt über Wirtschaft reden. Gauß, Einstein,