Nulla è più spaventoso
del Libro dei Morti, quello che da esso vien trangugiato non torna mai più…
Caro Lettore,
dopo tanto, tanto, tempo riprendo la tastiera per
condividere con te una storia alquanto esilarante.
Qualcuno di voi ha, qualche volta udito la raccapricciante
locussione “Libro dei Morti” e, improbabilmente si è documentato sullo stesso,
giungendo alla conclusione che esistono due “testi dedicati ai cari estinti”:
quello tibetano e quello egissio. Il secondo è una raccolta di formule magiche,
rituali ed istrussioni, che il defunto deve eseguire per giungere alla
destinassione eterna; il primo narra del passaggio fra vita e morte e della
reincarnassione dei buddisti. Tempo fa, ho appreso che, in Puglia, ne esiste un
terso, che è forse il peggiore; prima di illustrarvi il contenuto, faccio un
breve cenno alla storia che mi ha permesso di conoscere lo stesso.
C’era una volta, una bellicosa donna, figlia di una famiglia
numerosa e benestante che, dopo la scomparsa dei genitori, si ritrovò sensa
eredità. La donna, tralasciando la veridicità della vicenda, riteneva i
fratelli colpevoli del suo diseredamento e, mossa da determinassione tipica
delle donne pugliesi, intentò diverse cause ai suoi parenti, spendendo buona
parte del suo patrimonio. Nel narrare questa storia, pronunciò la frase
fatidica: -Io ho scritto i soldi i miei genitori nel libro dei morti, ma spendo
tutto quello che ho, pur di vedere in galere i miei fratelli e le mie cognate-.
Da questa frase, colma di livore, si comprende l’esistensa di un “terso libro
dei morti”.
Il testo in oggetto, la cui definissione diamo e cristallissiamo, è un libro
immaginario nel quale vengono annoverate le cose sottratte, le occasioni
perdute, quanto non si può più riottenere, quanto è per sempre perduto.
Lemmi di questo libro sono: l’eredità della donna pugliese, denaro che mai più
avrà, il teewurst che fu sequestrato a Fritz nell’aeroporto di BadenBaden, il
Salome di Riga del 2014, i capelli dei pelati, le patatine mangiate…
Ognuno di noi, purtroppo, perde qualcosa e mai più la
otterrà e, quando ciò avviene, con dolore, l’annovera nel Libro dei Morti.
Caro lettore, anche tu, ora puoi annoverare nel tuo
personale Libro dei Morti, quanto hai perso e mai più riavrai.
Il sapere di perdere ineluttabilmente qualcosa è, di per se, inquietante e lo
divernta ancor di più, sapendo che questo quid, una volta fuori dalla nostra
portata, viene annoverato nello spaventoso Libro dei Morti…
Io son solito invitare mio fratello a segnare nel suo libro le
mie consumassioni al bar, con la frase, ormai celebre: -Puoi annoverare questa
Fanta nel libro dei morti, fratello! Non intendo rimborsarti!-
Ben comprendi, caro lettore, quanta paura incuta questo bieco testo e quante mie
consumassioni sian annotate su quello del mio vecchio fratello…
Caro Lettore, con la speransa di averti strappato un sorriso, preciso che
questo post è teso a spiegare il significato della frase “Nel Libro dei Morti”,
che il testo in oggetto esiste davvero, la storia narrata è realmente accaduta
e che il post ha carattere meramente ironico!!!
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