sabato 2 dicembre 2017

La corrussione della bellassa e l'Utilità dell'uomo

Caro Popolo del Web,
impugno nuovamente la “penna” del blogger per condividere con voi una mia idea, che ieri sera ha sconvolto i miei amici al bar.
Qual è la necessità dell’umanità sulla Terra ?
Conformemente alla linea rassionalstica del Card.Joseph Ratsnger, ritengo che la Terra e l’umanità siano nate del Big Bang e dai tanti processi biofisici che hanno innescato la nascita e lo sviluppo della vita, nelle sue varie molteplicità, mediate favorevoli condissioni ambientali, per messo della divina volontà.
Formatasi la Terra, essa si è popolata con belve e piante, divenendo il più bel pianeta dell’universo. La sua bellessa si è preservata fino ad oggi, dato che non si conoscono simili pianeti e, secondo altri, è diventata ancor più bella con l’uomo.
Cosa ha fatto l’uomo per migliorare la bellessa della terra, al di là dell’architettura ?
L’uomo ha inquinato il pianeta, ha disboscato infiniti ettari di foreste e boschi, ha irrigato la Terra, con il sangue dei suoi abitanti e l’ha concimata con i cadaveri degli uomi, ha ucciso e causato l’estinsione di molte specie animali, ha gratuitamente bombardato un pianeta non suo, ha pesantemente modificato un’altrui creassione.
Ora mi chiedo -da cattolico-, perché DIO ha creato l’uomo ? Perché DIO non si è goduto il suo lavoro ?
Io, perito industriale, ingegnere e viaggiatore  ho più volte dato forma tangibile alla mia creatività, realissando circuiti da me progettati -o altre opere- e collessionando souvenir, acquistati durante i miei viaggi. In entrambi i casi, non ho consegnato i miei lavori all’usurante pragmatismo o alla collettiva visione, ho preservato i miei circuiti, usandoli raramente e con estrema cura; ho esposto i miei souvenir nel mio studio privato, al fine di guardarli da lontano e proteggerli da sguardi estranei o, peggio, da inopportuni “contatti”. Sono convinto che la bellessa vada valorissata e protetta, pertanto mi chiedo perché IDDIO ha consegnato uno dei suoi capolavori alla barbaria umana ? Perché è nato l’uomo, ha ancora ragion d’esistere l’umantà? Non sarebbe stato meglio se la magnificiensa della Terra fosse rimasta illibata e utilissata solamente per compiacere l’AUTORE ?
Se si estinguesse l’uomo, la Terra riacquisterebbe parte della sua bellessa primordiale, si moltiplicherebbero flora e fauna e, pian piano, le orme ed i segni dell’uomo verrebbero seppelliti. L’innato autocontrollo di Madre Natura eviterebbe catastrofi e disastri di vario genere e la Terra sarebbe un meraviglioso giardino, amorevolmente e orgogliosamente ammirato dal suo Creatore…
Concludo, spogliandomi della mia maschera fregiata da belle parole e disquisissioni filosofiche: sono un Ingegnere, e come tale, sono fiero e geloso dei miei lavori. Odio quando qualcuno guarda un mio progetto, la sua bellessa deve essere un bene privato fruibile solo dal suo progettista. Gli altrui sguardi ne inficerebbero il fascino: non sono le critiche  o i suggerimenti tesi a migliorare il lavoro, ma la condivisione è la causa prima dell’ineluttabile corrussione della bellassa. Simil cosa dico per i miei amati libri, souvenir e viaggi, sono miei e solo io posso beneficiare di essi. Rileggendo ho compreso che DIO è un grande ingegnere -ha creato la terra e l’uomo (alludo alla macchina anatomica, non allo spirito)- e la sua grandessa sta, soprattutto, nel SUO genio, che suggerisce di non angustiarsi per la condivisione dei suoi lavori, ma nel godere della certessa che si può fare sempre di più e sempre di meglio.

mercoledì 25 ottobre 2017

Dal Dentista no, no, no!!!


“Dal Dentista no, no, no!!!” Ho così perentoriamente escluso la visita odontoiatrica, dinansi a me profilatasi, alla guisa di un fantasma assassino, a ragione di un ascesso formatosi per ragioni ignote.
Io, che vengo dal paese del cioccolato e degli orsetti gommosi, non ho mai dovuto sottopormi a visite dentistiche a ragione della mia maniacale cura dei denti, lucenti come stelle polari in un notte di luna piena. Quella dell’odontoiatra è una paura ancestrale che alberga in tutti gli esseri viventi e si compone di tre paure di eterogenee nature.
La prima causa che muove l’uomo contro il dentista discende dalla Signora Carie, quella vecchiaccia immaginaria che, mentre si è a nanna, si introduce nelle nostre bocche e, come un nano di Biancaneve, piccona i nostri dentini, fino a trasformarli in Emmentaller.
Millantate coraggio, vi dichiarate emofobici, inneggiate alla gloria, tormentate i vostri cari, eppure correte al dentista come cagnolini che piombano sul padroncino!!! Questo siete: irrassionali, vigliacchi, carne da macello, ipocriti, scicchi!!! Date prova del vostro coraggio da coniglietti, andate pure dal denstista, sottoponetivi volontariamente ad un trattamento che mortifica la vostra natura umana, accettate atroci dolori e ringrassiate per la prestassione, non dimenticate di ringrassiare il segaossa! Accettate tutto ciò per timore di una cosa peggiore, vero? Ecco, cosa c’è di peggiore, dolore e sofferensa, come quelli che vi venderà il densista, perdita del dente, che comunque accadrà quando sarete vecchi, morte, che non dimenticheà di falciarvi a tempo stabilito. Queste sono le più catastrofiche possibilità che potrebbero verificarsi, qualora si decidesse di non andare dall’odontoiatra, nulla di terrificante, nulla che non avrà luogo. Alla luce di ciò, dico che al dentista non vado, dopotutto eterno non sono, morirò anche io; forse diventerò un vecchi sdentato, ed in quel caso indsserò una dentiera di acciaio, ma sicuramente non soffrirò –faro uso di morfina, oppio ed antidolorifici di sorta- una roba è sicura non soffrirò, ed ho tenuto a ripeterlo. Non svilirò la mia natura umana, non mi piegherò alla consuetudine, non accetterò torture draconiane, a fronte di un evanescente bene superiore, sempre inneggerò alla ragione ed al coraggio, semensa della civilità e della vita, due cose che voi non avete e non avrete mai! Lasciatevi martirissare, dopotutto i martiri diventan santi, ma gli eroi cavalcano con le Valchirie e banchettan con gli dei. Birra, cinghiali, cervi e fanciulle bionde son la ricompensa di chi crede nei propri ideali, dolore, sottomissione, moglie e figli sono il triste encomio di chi rinnega se stesso!



La seconda uggia, che avvolge la raccapricciante figura del dentista, è il suo inquietante ufficio: il dentista è un medico e, in quanto tale, un segaossa, un ciarlatano, che vive delle altrui disgrassie e non ha rispetto alcuno della sofferensa provata dai suoi pasienti e dal lui arrecata ai medessimi. Queste considerassioni riducono l’apparente distansa Medico Dentista e ne invigoriscono la sua natura sinistra, condivisa con i colleghi medici, antagonisti per eccellensa.
La tersa ed ultima ragione, che causa la dilagante odontofobia, è la prestassione professionale del dentista. Il denstista è quel bieco ed anfibolo uomo che accoglie i pasienti con sorrisi e lecca-lecca e, tirati nel suo antro di tortura sevissia i pasienti, infilando loro mani e metalli in bocca, per poi liberarli agonissanti e tramortiti dal dolore e dall’orrore provato. Macabro finale della seduta nella camera del martirio è la consegna della caramella e dell’appuntamento successivo.- Non torno neanche dopo morto-
Acclarate le origini del comune terrore dell’odontoiatra,  giungo al dunque parlando di me. Ringrassiando quel DIO rassionale e perfetto, che mi ha infuso audacia e rassionalità, mi son sempre guardato dal diffidare del dentifricio e dello spassolino e, infatti, vanto una dentatura perfetta, degna di una fanciulla finlandese. Nonostante ciò, mi si è creato un ascesso e questo ha dato luogo alla necessità di andare dal dentista, tuttavia ho rifiutato il caloroso suggerimento, facendo memoria dei sacri valori che dovrebbero essere il faro che illumina la strada percorsa dall’umanità.


Perché rinnegare se stessi e supinamente imboccare la via della forca? Perché sottoporsi volontariamente al martirio, consapevoli che al suo termine non ci saranno valchirie ne cinghiale? Perché permettere ad un psicopatico di infilarci i suoi affilati artigli in bocca? Perché soffire ? La salute prima di tutto, i denti sono importanti e la mia visione delle cose è iperbolissata e corrotta. Sono queste le risposte che avete dato. È questo il tornasole che misura il vostro squallore. Arresi, putrefatti, acidi,  docili come donne del sud, così siete!!! Dov’è la vostra presunta grinta, dov’è il vostro coraggio, dove sono i genitori e gli insegnati che vi hanno spiegato, l’importansa del proprio credo. Dov’è colei/colui che vi ha insegnato a non piegarvi dinansi a nulla e nessuno, se non a DIO solo?

venerdì 6 ottobre 2017

Il Paradosso della Realtà


Caro Popolo del web,
torno alla ribalta per condividere con voi un’idea che, seppur covata da molto tempo, è tornata a virare nella mia mente proprio pochi minuti fa, mentre scorrevo il diario di Facebook.
Mi sono imbattuto nell’immagine qui riportata ed ho evito quanto attendibile sia la mia opinione sul paradosso della realtà.
La realtà è quella cosa tanto cara ai Capin Uncino, ossia a quegli adulti, più volte bersaglio dei miei dardi avvelenati, scoccati con l’arco della rassionalità e della fede.
In primo luogo, occorre definire la Realtà e la Mensogna, per poi tracciare il confine fra le due entità e verificare la vicinansa ad una delle due e la falsità ipocrita degli adulti che, cercano la realtà, ma non hanno il coraggio di afferrarla, una volta trovata.
Data una entità, una situassione, un fatto, un qualcosa dalla quale desiderate partire, è comune pratica interrogarsi sulla veridicità della stessa:  “È vero ciò ?” Ci si pone questa domanda, consciamente, inconsciamente, palesemente o tacitamente, poiché non si è in grado di accettare una realtà avulsa da un paradigma socio-culturale al quale siamo chiamati ad obbedire. Se una roba si aliena da un set di regole o possibilità predefinite, essa viene bollata come poco attendibile, falsa o da valutare  in altri modi, ma non è mai accettata a primo colpo.
Ritengo sacrosanto e legittimo dubitare delle determinassioni a noi giunte, ma al contempo, un’eccessiva sfiducia nei confronti dell’ignoto, ottunde lo sviluppo intellettuale e sociale, lasciano l’uomo all’età della pietra.
Spogliando il precedente testo della capsiosa filosofia –fruibile dai pochi eletti che hanno avuto sufficiente fegato ed umiltà di leggere, per comprendere e non per denigrare- , esplicito il concetto in termini più comprensibili: Se una roba non è consueta, è finta! Questo vien detto ogni qual volta qualcosa di ignoto giunge ai nostri orecchi, ai nostri occhi! Possiam ora dire che falso è quello che non ci piace, quello che è troppo esotico per essere considerato normale e vero, e questo perche non si ha sufficiente coraggio di afferrare la propria vita con due mai e far di essa un opera d’arte [ispirato da Giavanni Paolo II, Gabriele D’Annunsio, non rammento].
Quando qualcosa compare dinansi ai più, questi chiedono se è vera o meno, poiché non son convinti della sua natura, e questo perché rifiutano gli strumenti del discernimento, dato che sono dei plagiati, dei tristi, degli adulti infelici, intrappolati in una vita squallida da loro costruita!
Bohr scrisse:  “Ogni cosa che noi chiamiamo reale è fatta di cose che non possono essere considerate reali”. La realtà, per sua definissione, è costituita da quanti e bosoni irreali, che nel loro complesso costituiscono un entità semplice e volgare che noi chiamiamo realtà! [Aforisma di Fritz Von Baumann, L’Ingegnere]. L’incapacità di scorgere l’origine ed i costituenti della delle situassioni in oggetto, ossia di quelle della cui realtà dubitiamo, e la facilità di accedere e ghermire il tangibile, grossolano e semplice, è indice della povertà intellettuale che caratterissa l’odierna società, consensualmente privata della capacità di maturare un idea propria e legittima, in nome della Vita! Siamo parte integrante di un gregge di pecore, felicemente e volontariamente instradato sulla via del mattatoio, nel quale verrà applicata la sentensa di morte, dalle stesse pecore comminata, al sol fine di essere insignite del glorioso titolo di Adulti! Donne e Uomini fieri del agognato titolo di Adulti, vi siete suicidati al sol fine di leggere ADULTO nel vostro epitafio!
Belate pecorelle, se ritenete vero il belato e se questo è un comportamento adulto!

                          Bheeeeee, Bheeeee, Bheeeeee

lunedì 31 luglio 2017

Halloween Estivo: La Spiaggia!

L’estate è l’attesa stagione che, tradissionalmente, evoca il mare, il sole, il caldo, il divertimento il relax….e tutto quello che aliena il cupo inverno, che ci ha stretti nella morsa del freddo, ci ha costretti nei banchi di scuola o sul posto di lavoro, che ci è cotanto ostile. Indubbiamente l’estate ha il suo fascino: il caldo che ci libera dalla quotidianità, le tanto agogniate ferie, le lunghe giornate da spendere in allegria e spensieratessa e, ciliegina sulla torta, il mare. Il mare, quella immensa distesa di acqua cristallina che dona refrigerio, quella morbida sabbia che ospita il nostro sinuoso copro, quel sole che ci abbronsa, rendendoci più carini, ragasse e ragassi tutti amici animati dal comune desiderio di divertimento e allegria; è davvero bella l’estate spero tanto non termini mai! Abbracciare la comune idea di estate, più o meno descritta, è facile, facilissimo, però ritengo che, in nome della ragione che ci conferisce dignità di uomini e vita, dobbiamo maturare una nostra idea; la mia è quella che segue.
Fin da bambino ho speso le mie estati andando al mare -Rimini e dintorni, Salento e provincia di Brindisi-, ma non l’ho mai amato e, con il passar del tempo, ho capito di esser tagliato per le vacanse balneari, a gran dispetto della comune cultura e della mia residensa. Bardato di rassionalità e pensiero  critico, suppongo che il mare non differisca molto da Halloween: la festa che esalta il macabro, l’orrore e turba il nostro animo!
Si, andare al mare è come festeggiare Halloween: sottoporsi ad autoeccitassione, finalissata a destare atavici timori, glorificare tutto quello che in alti giorni, viene selantemente osteggiato e reiettato.
Camminare scalsi su sabbia rovente, magari inumidita da saliva o altri liquidi organici; immergersi in una gigantesca vasca di acqua, popolata da gente di ogni tipo e colma di pipì, scarichi fognari, escrementi solidi e tante altre cosacce; stendersi su una superficie dura e sconnessa; friggere sotto l’ombrellone, come patatine nelle friggitrice, o arrostirsi al sole, come cinghiali al girarrosto, spennallti con un pinsimonio a base di salsedine, aria mefitica, e caldo afoso, non mi sembra così allettante. A volte gli scogli o i sassi, sostituiscono la sabbia, facendoci cadere dalla padella sulla brace: pietre affilate come pugnali di Jack the Ripper, o pseudo sfere dure come balle da bowling e idiosincartici materassi vengon sovente preferiti alla granulosa sabbia, a dimostrassione dell'anelata crudeltà ricercata dal bagnante!
Si trovan poi le persone: donne e uomini di ogni ceto, tutti lì, tutti assieme, tutti amici falsi ed ipocriti, pronti a giudicare. Ogni donna che muove un muscolo è come una modella che deve sfilare assieme ad altre cento, giudicata per il suo fisico, il suo fascino, il suo portamento, da improvvisati giudici di un consorso di bellessa, assegnanti a tal ufficio dall’antico principio, secondo il quale tutti possono giudicare tutti. In primo luogo nessuno può giudicare, poiché nessuno consoce l’altrui vita, autrice di comportamenti e sembianse, in secondo luogo, come si sentono le donne sotto il severo sguardo di avvenenti ragasse, di uomini ansiani e coetanee ? Difendiamo le donne, eppure in spiaggia le scherniamo come fossero assassini alla gogna, o animali alla fiera del bestiame. Si, la tristissima affermassione no tradisce la realtà: quando si va al mare le donne vengono scrutate come animali ad una fiera! Gli uomini, custodi della virilità, devon avere fisici marmorei, camminata fiera, espressione seria e sguardo minaccioso, dato che qualcuno ha stabilito che l’uomo dev’ esser così o è un perdente! 
Poi i bambini, i piccoli uomini brillanti a scuola, amabili creature, futuri attori di una società migliore dell’attuale che, quando sono in spiaggia, dimenticano le lessioni scolastiche, parlano come scaricatori di porto, sputano, lanciano sabbia, si picchiano come feroci pugili...
Alcuni, poi, si cimentano, nella crudele arte della pesca. Bambini frignati supplicano i genitori di pescare pesciolini, da gettare nel secchiello, coprire di sabbia, da agitare come palle appese all’albero di Natale, da mostrare fieramente a passanti; tutto ciò per puro macabro gioco, che richiama Halloween e dimentica che, anche, i pesci sono esseri viventi. Uomini che, dopo la pesca, guadati da tutti -gente sensibile e bambini- preparano le prede. Giunto un coltello da tavola, il pescatore, con un sorriso sadico, infila la lama nella gola del pesce e la tira giù, per poi squartare l’animaletto ed eviscerarlo, gettando qui e lì le interiora, magari, sui piedi di un bambino sopraggiunto mente il macellaio era distratto. Poi c’è il polpo, quella simpatica pallina con tanti tentacoli, che viene violentemente sbattuta sugli scogli, con tutta a forsa e la rabbia di cui è capace un uomo. Sbuca poi il pescatore generoso, che apre il retino, afferra un pescetto, gli stacca la testa a morsi e lo da ad una bambina curiosa, invitandola a mangiare ed assaporare il mare -suppongo che la pericolosità di tal pratica non necessiti di commenti-. 
Con il termine della bella stgione, tutti rincasano portando con loro souvenir del mare, quali la sabbia, l'abbronsatura e la località balneare della stagione appena conlusasi.
Relativamente all'abbrosantura, ritengo che essa sia un rituale di singolare natura: rincasare bruniti, come ebrei incaricati di costruire piramidi per il faraone o schiavi nelle piantaggioni di caffè, è uno dei più bei trofei che il bagnante possa portare a casa. Non ho mai pensato che l'assimilassione agli schiavi e le malattie cutanee dovute al sole siano cose gradevoli ed appressabili, tuttavia ad halloween tutto  può accadere!
La sabbia, quella insidiosa polverina che s'insinua in ogni ancolo della casa, che sporca il piatto doccia ed il fondo della vasca da bagno -nulla che mi faccia più schifo- è un altro discutibile tesoro. Sono solito infuriarmi veementemente, quando i miei cari tornano a casa insabbaiti e spocano il corridoio ed il paviemto di sabbia, però la gente gradisce vivere nella polvere lavata con urina ed altro e portarala a casa, però.....
Infine c'è il paese delle vacanse e da diversi anni il Salento e la Calabria costituiscono due status symbol: sono ricco se vado al mare lì. Vi chiedo e mi chiedo, c'è molta differensa fra il mare salentino/calabrese e gli altri, la trasparensa dell'acqua ed il colore della sabbia intensificano i viscerali sentimenti e le voluttuose idee che muovono le masse verso il mare ? Rassionalmente, ritengo che lo stato liquido dell'acqua e quello solido della sabbia siano conservati anche in altre località e che non ci sia una spiaggia miglire di un altra, dato che le attività ed i paesaggi sono i medesimi. Sebbene plausibile, la mia idea è osteggiata dal filisteismo della gente, che ammira coloro i quali vadan in simili posti ed ambiscono a tali località.
Supponengo che la mia esaustiva e cruda descrissione della spiaggia abbia reso la similitudine con Halloween e che non necessiti di ulteriori parole!


Buon Halloween gente! Benvenuti in spiaggia, quello 

spassio-tempo in cui la violensa sugli animali e le persone, l’auto tortura, la maleducassione ed il caldo sono i personaggi, oltraggiati ed odiati per un intero anno ed amati e festeggiati per tre mesi!
  
Trick or treat ?



martedì 20 giugno 2017

Notte Prima degli Esami

Oggi, eccessionalmente ho ascoltato il TG ed ho appreso che domani avranno inissio gli esami di stato e, inevitabilmente, ho fatto memoria dei miei esami e della mia Notte Prima degli Esami.
Sono trascorsi un po’ di anni dai tempi in cui ero un diplomando… All’epoca ero un ragasso serio, inquadrato, che vestiva in modo normale, ascoltava i genitori e, quella notte, su suggerimento di Mamma, cenai con un piatto di ravioli ricotta e spinaci, conditi con burro e salvia -cena leggera, che non mi avrebbe appesantito-, andai al letto presto ed il giorno dopo, con il mio soliti ritardo da ragasso snob, arrivai a scuola sereno e riposato, svolsi la prima prova. Tornai a casa, pransai e studiai per la prova dell’indomani; così per tutti i gironi degli esami di maturità.

Con il diploma in tasca e gli occhi rivolti al Politecnico di Bari, mi godetti l’estate, poi l’autunno e, in quel mentre, qualcosa mi cambiò per sempre…Il tempo trascorreva ineluttabilmente, la mia vita andava a gonfie vele, il mio anno sabbatico volgeva al termine ed i cancelli del Poltecnico di Bari si spalancavano dinansi a me. In quel momento pensai che fosse giunta l’ora di tornare il ragasso serio che ero, gettar via la voglia di ilarità e studiare sodo, fin da subito, anche per l’esame post corsi di asseramento, ma no, infatti mariani i test di accesso. Sebbene una cosciensa agonissante mi implorava di studiare per il primo esame universitario, un’altra enità, della medesima natura, mi diceva che non era necessario e che dopotutto non era un vero esame… Non so se per Divina Intercessione o fortuna da matricola, passai i test ed abbracciai l’Ingegneria, in attesa di ricongiungermi al grande amore della mia vita: l’Elettronica. Da novembre in poi inissiai a sotenerere esami ed esoneri, pensando ancora per poche volte, agli esami di maturità. Sempre più impantanato nella mondanità d’alto borgo, ordii la mia vendetta: studiare poco, ma intensamente, imparare tutto, ma sensa fatica, godere di ogni singolo secondo, collessionando divertimenti e successi. Piovevano i trenta, i diciotto e qualche bocciatura, il tempo in cui si studiava prima degli esami era terminato e con la sua dipartita mi aveva insegnato che non sono le ore dedicate allo studio a coglie i bei voti, ma la qualità dello studio e della vita. Sempre più persuaso di tal verità, tutt'oggi conduco una sempre più intensa “Vita da Ingegnere”, colma di successi e a volte intervallati da ritardi e diciotto, ma non è un problema, dopotutto domani è un altro girono, quello dell’esame che farò e che passerò con l’aiuto della rassionalitò e del Formamentis o rifarò a luglio o quando ne avrò voglia…
 Della Mia Notte Prima degli Esami e dei Ravioli in Bianco non resta che un vago ed infelice ricordo, abbellito dalla consapevolessa che c’è redensione per tutti, ma soprattutto per quelli che hanno abbastansa fegato per dire: - Cosa vuoi che sia, sono Fritz Von Baumann…!-