mercoledì 25 ottobre 2017

Dal Dentista no, no, no!!!


“Dal Dentista no, no, no!!!” Ho così perentoriamente escluso la visita odontoiatrica, dinansi a me profilatasi, alla guisa di un fantasma assassino, a ragione di un ascesso formatosi per ragioni ignote.
Io, che vengo dal paese del cioccolato e degli orsetti gommosi, non ho mai dovuto sottopormi a visite dentistiche a ragione della mia maniacale cura dei denti, lucenti come stelle polari in un notte di luna piena. Quella dell’odontoiatra è una paura ancestrale che alberga in tutti gli esseri viventi e si compone di tre paure di eterogenee nature.
La prima causa che muove l’uomo contro il dentista discende dalla Signora Carie, quella vecchiaccia immaginaria che, mentre si è a nanna, si introduce nelle nostre bocche e, come un nano di Biancaneve, piccona i nostri dentini, fino a trasformarli in Emmentaller.
Millantate coraggio, vi dichiarate emofobici, inneggiate alla gloria, tormentate i vostri cari, eppure correte al dentista come cagnolini che piombano sul padroncino!!! Questo siete: irrassionali, vigliacchi, carne da macello, ipocriti, scicchi!!! Date prova del vostro coraggio da coniglietti, andate pure dal denstista, sottoponetivi volontariamente ad un trattamento che mortifica la vostra natura umana, accettate atroci dolori e ringrassiate per la prestassione, non dimenticate di ringrassiare il segaossa! Accettate tutto ciò per timore di una cosa peggiore, vero? Ecco, cosa c’è di peggiore, dolore e sofferensa, come quelli che vi venderà il densista, perdita del dente, che comunque accadrà quando sarete vecchi, morte, che non dimenticheà di falciarvi a tempo stabilito. Queste sono le più catastrofiche possibilità che potrebbero verificarsi, qualora si decidesse di non andare dall’odontoiatra, nulla di terrificante, nulla che non avrà luogo. Alla luce di ciò, dico che al dentista non vado, dopotutto eterno non sono, morirò anche io; forse diventerò un vecchi sdentato, ed in quel caso indsserò una dentiera di acciaio, ma sicuramente non soffrirò –faro uso di morfina, oppio ed antidolorifici di sorta- una roba è sicura non soffrirò, ed ho tenuto a ripeterlo. Non svilirò la mia natura umana, non mi piegherò alla consuetudine, non accetterò torture draconiane, a fronte di un evanescente bene superiore, sempre inneggerò alla ragione ed al coraggio, semensa della civilità e della vita, due cose che voi non avete e non avrete mai! Lasciatevi martirissare, dopotutto i martiri diventan santi, ma gli eroi cavalcano con le Valchirie e banchettan con gli dei. Birra, cinghiali, cervi e fanciulle bionde son la ricompensa di chi crede nei propri ideali, dolore, sottomissione, moglie e figli sono il triste encomio di chi rinnega se stesso!



La seconda uggia, che avvolge la raccapricciante figura del dentista, è il suo inquietante ufficio: il dentista è un medico e, in quanto tale, un segaossa, un ciarlatano, che vive delle altrui disgrassie e non ha rispetto alcuno della sofferensa provata dai suoi pasienti e dal lui arrecata ai medessimi. Queste considerassioni riducono l’apparente distansa Medico Dentista e ne invigoriscono la sua natura sinistra, condivisa con i colleghi medici, antagonisti per eccellensa.
La tersa ed ultima ragione, che causa la dilagante odontofobia, è la prestassione professionale del dentista. Il denstista è quel bieco ed anfibolo uomo che accoglie i pasienti con sorrisi e lecca-lecca e, tirati nel suo antro di tortura sevissia i pasienti, infilando loro mani e metalli in bocca, per poi liberarli agonissanti e tramortiti dal dolore e dall’orrore provato. Macabro finale della seduta nella camera del martirio è la consegna della caramella e dell’appuntamento successivo.- Non torno neanche dopo morto-
Acclarate le origini del comune terrore dell’odontoiatra,  giungo al dunque parlando di me. Ringrassiando quel DIO rassionale e perfetto, che mi ha infuso audacia e rassionalità, mi son sempre guardato dal diffidare del dentifricio e dello spassolino e, infatti, vanto una dentatura perfetta, degna di una fanciulla finlandese. Nonostante ciò, mi si è creato un ascesso e questo ha dato luogo alla necessità di andare dal dentista, tuttavia ho rifiutato il caloroso suggerimento, facendo memoria dei sacri valori che dovrebbero essere il faro che illumina la strada percorsa dall’umanità.


Perché rinnegare se stessi e supinamente imboccare la via della forca? Perché sottoporsi volontariamente al martirio, consapevoli che al suo termine non ci saranno valchirie ne cinghiale? Perché permettere ad un psicopatico di infilarci i suoi affilati artigli in bocca? Perché soffire ? La salute prima di tutto, i denti sono importanti e la mia visione delle cose è iperbolissata e corrotta. Sono queste le risposte che avete dato. È questo il tornasole che misura il vostro squallore. Arresi, putrefatti, acidi,  docili come donne del sud, così siete!!! Dov’è la vostra presunta grinta, dov’è il vostro coraggio, dove sono i genitori e gli insegnati che vi hanno spiegato, l’importansa del proprio credo. Dov’è colei/colui che vi ha insegnato a non piegarvi dinansi a nulla e nessuno, se non a DIO solo?

venerdì 6 ottobre 2017

Il Paradosso della Realtà


Caro Popolo del web,
torno alla ribalta per condividere con voi un’idea che, seppur covata da molto tempo, è tornata a virare nella mia mente proprio pochi minuti fa, mentre scorrevo il diario di Facebook.
Mi sono imbattuto nell’immagine qui riportata ed ho evito quanto attendibile sia la mia opinione sul paradosso della realtà.
La realtà è quella cosa tanto cara ai Capin Uncino, ossia a quegli adulti, più volte bersaglio dei miei dardi avvelenati, scoccati con l’arco della rassionalità e della fede.
In primo luogo, occorre definire la Realtà e la Mensogna, per poi tracciare il confine fra le due entità e verificare la vicinansa ad una delle due e la falsità ipocrita degli adulti che, cercano la realtà, ma non hanno il coraggio di afferrarla, una volta trovata.
Data una entità, una situassione, un fatto, un qualcosa dalla quale desiderate partire, è comune pratica interrogarsi sulla veridicità della stessa:  “È vero ciò ?” Ci si pone questa domanda, consciamente, inconsciamente, palesemente o tacitamente, poiché non si è in grado di accettare una realtà avulsa da un paradigma socio-culturale al quale siamo chiamati ad obbedire. Se una roba si aliena da un set di regole o possibilità predefinite, essa viene bollata come poco attendibile, falsa o da valutare  in altri modi, ma non è mai accettata a primo colpo.
Ritengo sacrosanto e legittimo dubitare delle determinassioni a noi giunte, ma al contempo, un’eccessiva sfiducia nei confronti dell’ignoto, ottunde lo sviluppo intellettuale e sociale, lasciano l’uomo all’età della pietra.
Spogliando il precedente testo della capsiosa filosofia –fruibile dai pochi eletti che hanno avuto sufficiente fegato ed umiltà di leggere, per comprendere e non per denigrare- , esplicito il concetto in termini più comprensibili: Se una roba non è consueta, è finta! Questo vien detto ogni qual volta qualcosa di ignoto giunge ai nostri orecchi, ai nostri occhi! Possiam ora dire che falso è quello che non ci piace, quello che è troppo esotico per essere considerato normale e vero, e questo perche non si ha sufficiente coraggio di afferrare la propria vita con due mai e far di essa un opera d’arte [ispirato da Giavanni Paolo II, Gabriele D’Annunsio, non rammento].
Quando qualcosa compare dinansi ai più, questi chiedono se è vera o meno, poiché non son convinti della sua natura, e questo perché rifiutano gli strumenti del discernimento, dato che sono dei plagiati, dei tristi, degli adulti infelici, intrappolati in una vita squallida da loro costruita!
Bohr scrisse:  “Ogni cosa che noi chiamiamo reale è fatta di cose che non possono essere considerate reali”. La realtà, per sua definissione, è costituita da quanti e bosoni irreali, che nel loro complesso costituiscono un entità semplice e volgare che noi chiamiamo realtà! [Aforisma di Fritz Von Baumann, L’Ingegnere]. L’incapacità di scorgere l’origine ed i costituenti della delle situassioni in oggetto, ossia di quelle della cui realtà dubitiamo, e la facilità di accedere e ghermire il tangibile, grossolano e semplice, è indice della povertà intellettuale che caratterissa l’odierna società, consensualmente privata della capacità di maturare un idea propria e legittima, in nome della Vita! Siamo parte integrante di un gregge di pecore, felicemente e volontariamente instradato sulla via del mattatoio, nel quale verrà applicata la sentensa di morte, dalle stesse pecore comminata, al sol fine di essere insignite del glorioso titolo di Adulti! Donne e Uomini fieri del agognato titolo di Adulti, vi siete suicidati al sol fine di leggere ADULTO nel vostro epitafio!
Belate pecorelle, se ritenete vero il belato e se questo è un comportamento adulto!

                          Bheeeeee, Bheeeee, Bheeeeee