domenica 31 agosto 2025

Solo dalla lattina, si beve la Coca; Nur aus der Dose, trinkt man Coca

La Coca si beve dalla lattina. Alles klar?


Caro Lettore,

quanti mi conoscon personalmente e quanti m’han letto nel mio Storie di Viaggio e non solo…, han appreso, o già sapevan, del mio atavico vesso di bere CocaCola e bibite di sorta dalla lattina. Son oggi qui per acclarare questa faccenda che, ormai, è diventata un mio emblema o, se vogliamo, un biglietto da visita…

Quest’annosa abitudine affonda le sue radici nella mia infansia e, secondo i detrattori, nella mia indole profonda…

Son cresciuto in Italia con genitori che rompevano le scatole: volevan mangiassi verdure, cucina pugliese, non bevessi schifesse gassate e che non mi procurassi la cacarella…

Sebbene fossero paranoici nel contesto dell’alimentassione, per altri versi m’han lasciato crescere come una persona normale.

Giocavo nel quartiere, facevo merenda sensa essermi lavato le manine, litigavo con le bambine pettegole, sovente scimmiottavo i condomini, andavo in bici e non c’era giorno che rincasavo tutt’intero...

Spesso e volentieri cadevo o mi facevo male, sistematicamente mi sbucciavo i gomiti ed i palmi, mi tagliavo con le lattine e continuavo a far i cavoli miei, fino a quando mamma non s’affacciava e, vedendomi giocare liberamente, pur grondando sangue, correva a soccorrermi, contro la mia volontà -Mamma ha sempre rotto le scatole…-

Non ero un violento, ma solo uno sbadato ed un mini-ingegnere: se distrattamente mi tagliavo con il vetro di faro raccolto dalla rampa del garage, non me ne curavo, dopotutto era solo un taglietto; così come quelli procurati maneggiando gli arnesi agricoli lasciati incustoditi dal contadino del vicin orto…

Siam grandi, possiamo dirlo il tetano è una cavolata da mamme apprensive, non l’ho contratto…

Quando serviva una gomma, semplicemente si smontava il freno della bici e poi, diciamolo, a cosa serviva rimontarlo, magari ne avremmo avuto nuovamente bisogno…

Si frenava, si cappottava e, strisciando sulla rampa del garage, ci si scortivan i palmi, il naso, il mento e si strappavan i pantalò, però non si moriva… Quindi era tutto ok!

Non c’era gusto a bere dalla lattina, se non la si accartocciava nella mano o se non si infilava il labbro inferiore dentro e, chiaramente ci si incideva la bocca e la manina…

In quei momenti del tutto inopportuni, s’affacciava Mamma, mi vedeva sanguinare e correva da basso con quel dannatissimo disinfettante verde e quei cerotti che strappavan via 4 strati di pelle, come minimo…

Nella miracolosa ipotesi non ti vedeva la mamma, quelle Pu…nelle di bambine, citofonavan a casa per dire che a Fritz stava uscendo il sangue; bambine della malora….

Giuro, non è quello il farsi male, quello è solo gioco, il tetano non esiste e le lattine non son sporche!

Sotto casa c’era un supermercato e, se mangiavo tutto il primo di M…a, ovvero quelle stamaledette porcherie pugliesi, Papà mi dava 2000 Lire, affinché facessi merenda, e così avveniva: da bravo bimbo andavo al supermercato, magari con una mano sanguinante o un pesso di pelle del braccio portato via, compravo un panino con il LUNGHERESE (poi compresi esser l’ungherese) ed una lattina di Coca-Cola.

Capite bene: non potevo perder tempo ad andare a casa a prendere il bicchiere e la cannuccia, si beveva da basso, dalla lattina e quelle bambinacce dovevan dire che la lattina è sporca e non si mette in bocca e che se lo si faceva, ci si tagliava la bocca; la stessa che non chiudevan mai… Poi si sa, bisognava completare il rituale: accartocciare la lattina in una sola mano e vinceva quello che riusciva a ridurla alla minima dimensione; inutile parlare della mano, non dissimile da quella che si vedeva sul libro di Sciense, capitolo Apparato Locomotore: scorticata, sbucciata, sanguinante, con muscoli e tendini a vista.

Le detrattrici, le bambine pettegole che frequentavan la quarta elementare, dicevan testuali parole: -Fritz è tedesco, come i vichinghi, mangia il panino e non si lava le mani, beve dalla lattina che è sporca e gioca anche se gli esce il sangue-

Non abiuro, non nego, bensì legittimo, sottoscrivo e perpetro quei costumi: ovvero bere dalla lattina e sbattermene del sangue.

Non son come un vichingo, non è vero, sono tedesco, non norvegese!  Ad ogni modo, quando dicevan così, le mandavo al diavolo -se ne avevo voglia- o le lasciavo parlare e via, dopotutto eran piccole pettegole…

Vorrei tuttavia sottolineare che, pur essendo attuatore -e oggi peroratore strenuo- tal abitudini, non ho mai indossato i pantaloni corti: ritenevo e ritengo fosser da tanghero! Ho sempre usato pantalò lunghi che, nel bene e nel male, quando strisciavo sull’asfalto, a seguito di una caduta dalla bici, si strappavano e logoravano, tuttavia ho sempre mantenuto la dignità…

Ora, gentiluomo, ingegnere, scrittore, continuo a mangiare panino con il lungherese, a bere dalla lattina ed a dire che la cucina pugliese fa schifo, poiché è vero.

In virtù di ciò, della mia carriera e dei miei studi sottoscrivo ed invito a documentarvi su quanto segue: la Coca Cola della lattina è più buona di quella in verto o plastica.

La lattina, poiché internamente rivestita da un film polimerico, trattiene la CO2, conservandone la carbonatassione e la chiusura acuisce il fenomeno.

Poiché opaca e verniciata, la lattina non è esposta agli UV, quindi il contento è inalterato; il riciclaggio dell’alluminio chiede il 95% in meno di energia rispetto al vetro; la bevanda è più acidula, cosi come dev’esser la Coca Cola; il contatto fra labbra, bevanda acida e alluminio accentua il sapore e, se come da bambino ti tagli, hai l’opportunità di far un’esperiensa draculesca: bere un mocktail fatto da Coca Cola e sangue e, diciamolo, ha il sapore dell’infansia, il piacere sensoriale e il divertimento di stropicciare la lattina, mentre la ragassa che sta affianco rompe le scatole!

Cari lettori maschi,

non mi rivolgo alle donne -è tempo perso e davvero, non me ne frega nulla-, d’ora in poi, se v’è rimasto un po' d’amor proprio, bevete dalla lattina ed accartocciatela, fregandovene della fidansata ch’esorta a non far bambinate…

                               Nur aus der Dose, trinkt man Coca Solo dalla lattina, si beve la Coca


mercoledì 20 agosto 2025

Storie di Viaggio e non solo...

Cara Lettrice,

se sei arrivata sin qui, vuol dire che il mio Storie di Viaggio e non solo... ti ha incuriosita.


Quello che stringi tra le mani non è il libro definitivo, ma una versione sperimentale: una bossa di viaggio, un assaggio di ciò che verrà.

L’edissione completa, in lavorassione, conterrà anche nuovi racconti (tra cui Esuli Baltici 2024, la mia personale Waterloo groenlandese) e leggende pugliesi come quella di Bianca Lancia, la donna che amò troppo Federico II...

Per ora hai tre racconti e alcune poesie: abbastansa per farti entrare nel mio mondo, ma non ancora del tutto...

Se vuoi dar un volto ai protagonisti delle mie storie o vuoi vedere il Salmone della Crociata, le Reibkuchen o la Piscetta viola, ecco a te te i link agli album delle storie...

Il Salmone di Natale

Una Promessa è una Promessa

Se vuoi far post e storie instagram, taggami pure ed usa questo hastag #storiediviaggiobooksharing25.

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Sebbene il libro sia stato donato a casuali lettrici il 28.08.25 a Santeramo in Colle, in occasione dell’evento Booksharing, gli autori non sono affiliati all’associazione organizzatrice e il libro è distribuito gratuitamente.
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Sul mio sito, inoltre, troverai via via aggiornamenti e pagine del mio Diario di Viaggio: alcuni testi già pronti, altri in redassione, come Bulgaria Portami Via Agosto 2024 (sì:il viaggio durante il quale ruppi il water di cugina missionaria😏, il watere, wc).

La mia letteratura è un’opera viva, in continuo movimento: i titoli citati nel libro sono in cantiere e, appena pronti, li troverai sul sito nelle pagine relative.

Se vuoi seguire i progressi, sbircia la sessione News o vieni a trovarmi su Instagram.

-Dato che ci siamo, mi sta sulle scatole, Instagram, ho aperto quel profilo solo a fini professionali, non troverai granché, almeno fino a quando non averò voglia di curarlo un attimo...

Similmente gli album ai link, un girno, se mi andrà, metterò le didascalie alle foto, per ora fantastica tu...-

Se questo “librello” ti è piaciuto, regalalo ad un’amica ed io t'invio il PDF da stampare e un piccolo omaggio.

Bis bald, Fräulein...

Ing. Fritz

lunedì 4 agosto 2025

Reisesweh




Caro Lettore
se sei qui, allora vuoi approfondire il concetto di Reisesweh, parola da me coniata e così definita.

Il sostantivo neutro, Reisesweh, da me, Ing. Fritz Von Baumann coniato è il sentimento, parte della Sehsucht, che si manifesta prima di una partensa dalla propria terra o da un paese visitato.

Esso è composto da malinconia, paura e nostalgia anticipata per il luogo in cui ci si trova nel momento in cui si avverte il sentimento, cioè per il luogo che si sta per lasciare. Comprende, dunque, l’incertessa di non poter rivivere le avventure appena vissute (Vorfernweh), così come la preoccupassione di trovare un mondo cambiato al ritorno a casa o nel momento della partensa dal luogo di origine (Vorheimweh).

Questo pomeriggio ho presentato questo mio termine su Instagram e Facebook e lo descriverò diffusamente nel mio prossimo testo, Manifesto del Romanticismo Tedesco 2.0, in attesa della pubblicassione, ho lasciato qui la definissione.

 

Lieber Leser,
wenn du hier bist, dann möchtest du den Begriff Reisesweh näher kennenlernen – ein Wort, das ich geprägt und wie folgt definiert habe.

Das neutrale Substantiv Reisesweh, von mir, Ing. Fritz Von Baumann, geschaffen, beschreibt ein Gefühl, das Teil der Sehnsucht ist und sich vor einer Abreise aus der eigenen Heimat oder einem besuchten Land manifestiert. 

Es besteht aus Melancholie, Angst und vorweggenommener Nostalgie für den Ort, an dem man sich in dem Moment befindet, in dem das Gefühl auftritt – also für den Ort, den man verlassen wird. Es umfasst daher die Unsicherheit, die gerade erlebten Abenteuer nicht noch einmal erleben zu können (Vorfernweh), sowie die Sorge, bei der Rückkehr nach Hause oder im Moment der Abreise vom Ursprungsort eine veränderte Welt vorzufinden (Vorheimweh).

Heute Nachmittag habe ich diesen Begriff auf Instagram und Facebook vorgestellt. In meinem kommenden Werk, dem Manifest des deutschen Romantizismus 2.0, werde ich ihn ausführlich beschreiben. Bis zur Veröffentlichung habe ich hier die Definition hinterlassen.